La rabbia ha molte sfumature; si può essere solo lievemente irritati, inquieti, oppure avvicinarsi sempre di più alla rabbia vera e propria fino a sconfinare nella collera, nell’ira violenta. Distinguere tra queste gradazioni, diventando consapevoli anche dei livelli più sfumati di rabbia, permette di intervenire e affrontare l’emozione prima di essere sopraffatti.

E’ possibile diventare consapevoli dei segnali fisici della rabbia, che in genere sono: uno stato di irrigidimento o tensione nel corpo; mascelle o pugni serrati; rossore in volto, tremore e respiro pesante; battito cardiaco accelerato; sensazione di calore e percezione di un’energia che attraversa tutto il corpo. Notare le proprie sensazioni corporee aiuta a comprendere se si è arrabbiati. Molte persone hanno imparato a reagire in maniera automatica alle sensazioni fisiche normalmente associate alla rabbia, così da produrre uno sfogo impulsivo che permette loro di non sentire le emozioni dolorose e i pensieri correlati.

La rabbia non è un’emozione sbagliata, bensì fa parte di un repertorio emotivo innato e universale. In terapia si lavora su come esprimerla, non sul reprimerla. Ci si interroga su alcuni punti: la rabbia, nel modo in cui la esprime il paziente, lo aiuta a ottenere ciò di cui ha bisogno senza danneggiare gli altri? Lo conduce a migliorare la qualità delle proprie esperienze oppure la peggiora?

L’esercizio fisico permette di incanalare efficacemente l’energia fisiologica della rabbia.

E’ fondamentale riflettere sulla rabbia, provare a capirla anzichè limitarsi a sentirla. Il paziente può immaginare di osservare se stesso da una certa distanza domandandosi quali sono i motivi di quell’emozione. Spesso accade di attribuire la propria rabbia alle circostanze o alle azioni di altre persone, ma in realtà essa è prodotta da percezioni, previsioni e pensieri interni all’individuo. La psicoterapia incrementa sia la capacità di riconoscere questi elementi interni sia le risorse che il paziente può attivare allo scopo di modificarli. In questo modo l’attenzione non è più concentrata sull’oggetto esterno della rabbia ma sulle cause che appartengono alla vita emotiva del paziente.

La rabbia ha un inizio, uno sviluppo e una fine. E’ fondamentale osservare quando comincia, che cosa la incrementa e cosa la riduce. Pensieri, sensazioni, percezioni: in terapia si lavora per individuare i fattori che determinano il processo emotivo della rabbia. Spesso si tratta di rappresentazioni che il paziente elabora su di sé, sulla realtà che lo circonda e su ciò che sta per accadere o è appena accaduto.

Una rabbia sana conduce ad essere assertivi, a stabilire confini efficaci, a rispondere in modo funzionale alle ingiustizie. Una rabbia sana genera forza ed energia positiva, favorendo l’emergere di altre emozioni che possono essere ben utilizzate per risolvere conflitti relazionali o situazioni di difficoltà. La psicoterapia aiuta il paziente a usare la rabbia nel modo giusto.

Quali sono le situazioni che innescano la rabbia con più facilità? Se il paziente impara a riconoscerle diventa più consapevole dei propri stati e più capace di prevenire una reazione automatica di rabbia. In questo modo è possibile sviluppare strategie per fronteggiare e gestire la rabbia anzichè limitarsi a farla esplodere.

Come si è visto la psicoterapia cognitivo-comportamentale si occupa, con queste e molte altre indicazioni, di supportare il paziente sia nella comprensione razionale dei meccanismi emotivi più complessi sia nella modificazione concreta dei comportamenti che lo fanno stare male.

Chi volesse ricevere maggiori informazioni per intraprendere una psicoterapia può contattare il Dott. Gianluca Frazzoni Psicologo Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, chiamando il numero 340/1874411 o scrivendo all’indirizzo email info@psicoterapiaemilano.it, e fissare un primo consulto gratuito in uno degli studi di Milano.

 

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